Tutela dell'ambiente e speleologia

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Cosa significa tutelare l'ambiente e perchè farlo
La tutela dell'ambiente e' una misura che e' divenuta un imperativo per la nostra societa' negli ultimi venti anni. La presa di coscienza del fatto che l'uomo ha danneggiato in modo spesso irreparabile ampie parti del pianeta Terra ha avuto come conseguenza il raggiungimento della consapevolezza, da parte di fasce sempre piu' ampie del pubblico, dell'importanza del mantenimento di un ambiente il piu' possibile naturale, sia per il suo valore economico e culturale che per la sua fondamentale importanza nel garantire la sopravvivenza al genere umano.
Tutelare significa sostanzialmente fare si che l'attuale patrimonio ambientale non venga in futuro alterato, garantendo la conservazione di parte di esso in condizioni il piu' possibile vicine a quelle originali (naturali). Per la gran parte delle persone la tutela dell'ambiente si traduce nel mantenere un paesaggio caratterizzato da elementi quali boschi, fiumi, prati. Piu' difficile e' fare intuire al pubblico l'importanza di parti del nostro pianeta che non sono cosi' facilmente visibili e rappresentano risorse pesaggistiche ed ambientali difficilmente fruibili dal punto di vista dello svago. Le grotte fanno parte di questa porzione di territorio.
L'ambiente ha un doppio valore, quello difficilmente calcolabile, culturale, di importanza morale e quello strettamente economico, come risorsa sfruttabile al fine di produrre. Una tutela dell'ambiente che prescinda da uno di questi due aspetti non e' assolutamente concepibile. L'esigenza di una tutela integrale deve essere conciliata con quella di non togliere parte del territorio alla produzione. Si tratta di uno degli aspetti piu' difficili di ogni atto di politica ambientale, che deve andare ben oltre il semplice "difendere ad ogni costo" o il "sfruttare ad ogni costo". Come diro' oltre, centrando l'attenzione sull'ambiente carsico ed in particolare su quello sotterraneo, una tutela integrale imporrebbe la totale cessazione di ogni attivita' umana per sempre, un fatto che contrasta nettamente con l'esigenza di mantenere un livello di vita dignitoso per le popolazioni locali.
Nel discutere di tutela della'ambiente non possiamo quindi mai dimenticare che alcune misure, ritenute drastiche ed efficaci, danneggiano in modo diretto parte di quel pubblico a cui si rivolge l'opera di sensibilizzazione verso i problemi ambientali, innescando conflitti che nuocciono a tutti.

Quali sono le minacce all'ambiente carsico?
Il mondo sotterraneo ha caratteristiche peculiari, che lo rendono piuttosto diverso da ciò cui siamo abituati.
L'ambiente carsico viene impropriamente diviso in varie parti: superficie, voragini, grotte, sorgenti e via dicendo. Questa visione e' fuorviante: un'area carsica e', nel suo complesso, un sistema.
Ogni buon speleologo sa che la grotta in se' non e' assolutamente qualcosa di definito, perche' e' collegata con altre grotte e con tutto un insieme di ambienti non raggiungibili dall'uomo. Questo e' insito nella natura stessa del fenomeno carsico, dato che campi solcati superficiali, doline, pozzi, grotte e sorgenti non sono altro che l'espressione di un unico fenomeno: il passaggio dell'acqua attraverso un blocco di calcare.
Da qui viene che un intervento su una qualunque parte del sistema comporta una perturbazione sullo stato del sistema che si ripercuote su tutte le sue parti. Iniziamo con degli esempi pratici. Se si ha una perdita di liquidi di qualunque tipo, acqua, benzina, olio o altro, nella zona di assorbimento del sistema carsico, e' inevitabile che questi prima o poi arrivino alle sorgenti a valle, passando attraverso qualche grotta ed inquinando, in ultima analisi, tutto l'acquifero carsico. Se un torrente di montagna viene captato per alimentare un acquedotto o una centrale idroelettrica la sua portata diminuisce, spesso fino a zero; in questo caso e' possibile che l'acquifero carsico posto a valle della captazione, dove le acque scomparivano sotto terra naturalmente, sia sottoalimentato e riduca la sua portata. Questo fa si' che i ruscelli sotterranei si prosciughino e le sorgenti a valle del sistema diminuiscano la loro portata. Se una cava raggiunge una grotta e apre un varco in una galleria questo determina un notevole cambiamento nelle correnti d'aria sotterranee, alterando temperatura ed umidita' all'interno della grotta.
Le attivita' umane che costituiscono un pericolo per l'ambiente carsico sono ... tutte. Il fatto e' che nessuna azione umana ha impatto ambientale nullo, questo e' sempre negativo. Una delle caratteristiche delle azioni umane e' la violenza e la rapidita' con cui queste si svolgono. Lo studio delle grotte e dei massicci in cui queste sono scavate ci insegnano che l'azione della "natura" e' spesso grandiosa e porta a risultati apparentemente catastrofici. Basti pensare a grandi cavita', come il Mammouth Cave System: centinaia di chilometri di grandiose gallerie, un'opera che se realizzata dall'uomo avrebbe richiesto spese mostruose e mezzi notevoli. Eppure l'acqua ha fatto tutto quel reticolo di gallerie e sale lentamente, nel corso di tempi umanamente inconcepibili, scavando un millimetro alla volta fino a fare i chilometri. Questa e' la differenza sostanziale fra l'azione dell'acqua che scava una grotta nel calcare rispetto a quella dell'uomo che scava un traforo autostradale: l'acqua e' talmente lenta da permettere all'ambiente di essere sempre in equilibrio, di assecondare i cambiamenti, mentre ogni azione umana e' talmente repentina nel generare grossi cambiamenti da risultare irreversibile e rendere per un certo periodo instabile l'intero sistema su cui viene attuata. I casi in cui la natura non e' cosi' lenta e le modificazioni non avvengono percorrendo una serie di stati di equilibrio sono molto rari. Fra questi casi si trovano le frane, ma ragionando su una scala temporale piu' ampia di quella umana si puo' dire che difficilmente una montagna scarica una sola frana nella sua vita, si tratta piuttosto di un lento e continuo processo di disgregazione. Gran parte delle frane di cui parlano spesso i giornali poi sono provocate dall'uomo tramite la realizzazione di opere che rompono l'equilibrio della montagna (si ricordi il caso del Vajont).
Ora vedremo una per una le principali cause di degrado ambientale.

Agricoltura
La piu' antica attivita' umana che ha iniziato il processo di alterazione dell'ambiente e' l'agricoltura, inserendo all'interno delle attivita' agricole anche l'allevamento di bestiame si ottiene la principale causa della scomparsa delle foreste in Europa ed una delle cause della desertificazione di molte aree dell'Africa e dell'Asia.
La coltivazione necessita di eliminare completamente la copertura vegetale originaria del territorio per sostituirla con campi, ovvero con prati dove cresce una sola erba (mais, frumento, orzo). L'effetto immediato sull'ambiente e' il crollo della biodiversita', ovvero la riduzione del numero di specie presenti in quell'area. L'obiettivo dell'agricoltura e' portare questo numero ad uno. Per prima cosa quando un bosco viene sostituito da campi la produzione primaria da parte dei vegetali diminuisce notevolmente. Un bosco produce in un anno molta piu' materia organica di un qualunque campo, per quanto questo sia superconcimato e lavorato. Questo significa che nel sistema carsico sottostante si notera' una drastica diminuzione dell'aprovvigionamento di detrito organico, la base della catena alimentare di grotta. L'immediato effetto sul sistema e' che un gran numero di organismi non possono piu' vivere in quella zona, dato che non hanno piu' sufficiente alimento.
Ma l'agricoltura moderna non si limita ad eliminare il bosco: prevede l'impiego di fertilizzanti, insetticidi e fitofarmaci per ottenere raccolti piu' abbondanti. Come si e' detto nelle aree carsiche il collegamento fra la superficie ed il sottosuolo e' garantita dall'acqua. Per questa ragione qualunque sostanza venga distribuita sul terreno al disopra di un'area carsica e' destinata a finire nell'acquifero sottostante alla prima pioggia o a seguito dell'irrigazione. I fitofarmaci e gli insetticidi sono per lo piu' sostanze tossiche e/o cancerogene, la loro presenza negli acquiferi carsici costituisce un problema che va oltre all'inevitabile effetto sulle comunita' animali di grotta, poiche' moltissimi centri abitati si aprovvigionano di acqua con pozzi che pescano in acquiferi carsici o in falde di pianura alimentate da acque carsiche. Il problema e' dunque strettamente sanitario.
Per quanto riguarda i fertilizzanti si deve considerare che la gran parte di essi sono "chimici", prodotti di sintesi destinati a fornire alle piante coltivate nitrati e fosfati in quantita' tale da permetterne una crescita rigogliosa. Come ho detto precedentemente l'ambiente sotterraneo e' povero di nutrienti, per cui si potrebbe pensare che un apporto aggiuntivo di nutrienti non faccia altro che bene alle comunita' di organismi stigobi. Il problema e' che i nitrati sono nutrienti disponibili solo per i vegetali, che hanno la capacita' di trasformare composti inorganici (nitrati) in composti organici (proteine per esempio). Come detto sotto terra non possono svilupparsi vegetali per l'assenza di luce, quindi nitrati e fosfati rimangono nell'acqua e seguono lo stesso destino dei pesticidi. E' importante ricordare che la presenza di nitrati nella dieta sembra fortemente correlata all'insorgenza di tumori all'apparato digerente. Ancora una volta si tratta di un problema sanitario.
L'allevamento di bestiame, a differenza della coltivazione, non prevede l'immissione nell'ambiente di sostanze di sintesi, ma semplicemente una produzione eccezionale di rifiuti organici. Se l'impiego del buon vecchio letame nei campi risolverebbe gran parte dei problemi legati ai fertilizzanti chimici, la concentrazione in un solo punto di ingenti quantita' di sterco di bovini, caprini, ovini e suini costituisce un grosso problema. Questo materiale organico rappresenta si' un ottimo nutrimento di base per la catena alimentare di grotta, ma la sua presenza in concentrazioni elevate fa si' che l'attvita' dei batteri che lo degradano sia elevatissima. Per degradare il materiale organico i batteri consumano ossigeno nell'acqua riducendone la concentrazione in modo spesso notevole. La diminuzione della concentrazione dell'ossigeno disciolto impedisce la respirazione da parte di tutti gli organismi acquatici. Se l'acqua non scorre a pelo libero in gallerie dove siano presenti dei salti che consentono una buona ossigenazione l'ipossia e' un fenomeno estremamente probabile. Non secondario e' l'aspetto sanitario della presenza di feci e batteri ad esse legati nelle acque potabili. Si deve tenere conto del fatto che l'allevamento e' una attivita' diffusa in molte aree carsiche, dove la natura del territorio non consente spesso altra forma di attivita' agricola. Una vacca o un maiale hanno una produzione di liquami si molto superiore a quella di un uomo, per cui una stalla o una porcilaia sono l'equivalente di un piccolo paese da questo punto di vista.
Non secondario e' il fatto che l'allevamento semibrado del bestiame in montagna ha determinato la riduzione della copertura boschiva su tutte le nostre montagne, alterando completamente gli equilibri originari di molte aree carsiche in quota.

Centri abitati
Piu' ancora dell'agricoltura la costruzione di un centro abitato rappresenta la totale trasformazione di una porzione di territorio. La copertura vegetale scompare completamente, la superficie e' ricoperta da una distesa pressoche' continua di cemento ed asfalto, diverse attivita' introducono nell'ambiente sostanze tossiche, la concentrazione di persone e' notevolmente superiore a quella naturalmente sostenibile.
Innanzitutto viene eliminato il rifornimento di materia organica "naturale" dalla superficie, dato che non esiste una produzione primaria in un centro abitato. Le modeste superfici destinate a giardino o le aiole lungo le strade non sono certo paragonabili ad un bosco o ad un prato. La copertura di asfalto e cemento impedisce un normale scorrimento delle acque che, in centri abitati ben strutturati, defluiscono in gran parte attraverso il sistema fognario e non filtrando nel terreno. L'acqua che riesce a superare la barriera superficiale e' comunque carica di sostanze tossiche e di metalli pesanti (piombo, zinco ed in misura minore altri metalli).
E' ovvio che le fogne sono destinate a sfociare da qualche parte, nella migliore delle ipotesi a monte dello scarico si trova un depuratore che riduce notevolmente il carico organico e chimico delle acque reflue. Bisogna pero' dire che in Italia moltissimi centri abitati non hanno un depuratore nel loro sistema fognario e un gran numero di depuratori non funziona o funziona male. In definitiva molto spesso tutti gli scarichi di un cantro abitato sono semplicemente concentrati in un punto, rendendo piu' grave il problema dell'inquinamento. Ancora una volta gli effetti ricadono sia sugli animali di grotta che sull'uomo che attinge agli acquiferi carsici per soddisfare le proprie esigenze idriche.
I rifiuti solidi urbani (RSU) vengono raccolti in tutti i centri abitati in quantita' che e' proporzionale al numero ed alle condizioni economiche degli abitanti. Questi rifiuti non possono ovviemente essere fatti scomparire nel nulla, ma devono essere depositati da qualche parte. Nascono cosi' le famigerate discariche: buchi nel terreno in cui i rifiuti vengono ammassati fino al riempimento della fossa. Per quanto le discariche siano realizzate in modo sempre piu' sicuro, con un sistema di impermeabilizzazione che non consente alle acque piovane di percolare trasportando sostanze presenti nei rifiuti fino al sottostante acquifero, la realizzazione di una discarica in terreno carsico e' tutt'altro che semplice e richiede attenzioni particolari. Il fenomeno piu' diffuso e preoccupante legato ai rifiuti e' quello delle discariche abusive o di quelle "fai da te". Da sempre l'uomo vive nella convinzione che facendo scomparire qualcosa alla vista si risolve ogni problema. Molte persone trovano estremamente comodo gettare rifiuti nelle doline o nelle grotte, dove questi non sono visibili. Poco importa poi se doline e voragini sono la porta che mette in diretta comunicazione la superficie con le acque sotterranee che quelle stesse persone poi vedranno uscire dal loro rubinetto di casa.
I RSU contengono di tutto, sostanza organica (resti di cibo), metalli pesanti, insetticidi, colle e tutto quanto finisce nel cestino dell'immondizia ogni giorno.

Attivita' industriali
Gli effetti sulla struttura del territorio di un complesso industriale moderno sono del tutto analoghi a quelli di un centro urbano. Diversa e' la natura dei rifiuti che vengono prodotti e soprattutto la loro quantita'. L'industria lavora quotidianamente grandi quantita' di materia prima e di derivati, producendo anche enormi quantita' di scarti di lavorazione. Il destino dei rifiuti industriali dipende da come e' organizzato il loro smaltimento. Se tutto viene fatto secondo norme di sicurezza (che sono anche legge in Italia ed ancora piu' severe in Europa) non ci sono grossi problemi, ma se i rifiuti vengono dispersi o depositati in modo non corretto e' facile che finiscano sotto terra e nell'acqua.
Le sostanze presenti nei rifiuti industriali sono di ogni genere. Una cartiera, per esempio, produce molti scarti di cellulosa, ma anche di prodotti sbiancanti (spesso a base di cloro) e colla. Una industria chimica puo' potenzialmente liberare qualunque cosa, dipende dalla produzione, ma una cosa e' certa, non sara' mai niente di buono e di particolarmente salubre da bere.
Non e' secondario in campo industriale l'inquinamento dell'aria, che si riflette poi nella presenza di sostanze inquinanti nella pioggia e quindi in tutti i bacini idrici superficiali e sotterranei. E' impossibile elencare tutti i casi di inquinamento industriale osservabili, ma dubito che sia necessario mettere in discussione la loro esistenza.

Attività estrattive
Sono un caso particolare delle attivita' industriali, ma meritano un paragrafo a se' per la grande importanza che rivestono nell'insieme delle problematiche ambientali legate ai fenomeni carsici.
Per attivita' estrattive si intendono cave e miniere, il loro effetto e' del tutto diverso da quello delle cause di degrado ambientale precedentemente descritte, poiche' queste agiscono direttamente sull'ambiente fisico, distruggendo parte del territorio.
Una cava di pietra o una miniera a cielo aperto, in particolare, creano dei giganteschi squarci nella montagna. L'asportazione di parte di un rilieva fa si' che le grotte in essa scavate scompaiano del tutto, vengano smantellate, come quando una casa viene abbattuta. Non si parla dunque di alterazione dell'ambiente, ma di sua scomparsa.
Le cave sono molto dffuse su tutto il territorio italiano e sono, per lo piu', localizzate in massicci calcarei, quindi in aree carsiche. Basti pensase che le cave in cui viene estratto il famoso e pregiatissimo marmo di Carrara si trovano sulle Alpi Apuane e sfruttano massicci dove sono scavate alcune fra le piu' grandi grotte italiane. Quello delle Apuane e' un caso simbolo del problema cave. Da un lato vi e' la necessita' di preservare un patrimonio di inestimabile valore rappresentato dalla montagna e dalle grotte che sono al suo interno, dall'altro la logica del mercato che impone l'estrazione del marmo per scopi edili. E' importante ricordare che nelle cave sono impiegate centinaia di persone e che queste sono le uniche attivita' produttive della zona. Chiudere le cave senza dare un'alternativa ai lavoratori significherebbe mettere sul lastrico tante famiglie e costringere interi paesi all'emigrazione. Si tratta di un porblema comune a tante aree carsiche, che si trovano solitamente in zone montagnose, dove l'economia e' povera e le alternative all'attivita' estrattiva sono quasi del tutto inesistenti. Proprio qui sta la sfida: trovare delle alternative all'attivita' estrattiva che consentano alla gente di vivere senza distruggere le Apuane. Un problema che deve assolutamente trovare rapidamente una soluzione, dato che non sara' mai possibile ricostruire una montagna una volta smantellata.

Turismo
Il turismo e' una delle attivita' economiche piu' importanti nel nostro Paese ed e' inevitabilmente legato a diversi casi di sfruttamento eccessivo dell'ambiente. Sorvolando sulla cementificazione di gran parte delle coste puntiamo l'attenzione sulle aree carsiche. Distinguiamo innanzitutto il turismo "di superficie" da quello "di grotta".
Molti massicci carsici si trovano in aree interessate dal turismo, e' comune trovare centri sciistici su montagne interessate da un forte sviluppo dei fenomeni carsici. Un centro turistico pone gli stessi problemi di un normale centro urbano, anche se la concentrazione di persone e' discontinua e presenta dei picchi superiori a quella media di un centro residenziale. Il turismo impone la costruzione di interi paesi in luoghi dove normalmente non ci dovrebbero essere che un paio di baite, l'apertura di strade, la costruzione di impianti di risalita e piste da sci. Per tutto questo vale quanto detto parlando dei centri abitati, solo trasportato in luoghi che hanno un pregio ambientale maggiore rispetto alla pianura, gia' abitata e coltivata da secoli.
Il turismo di grotta e' invece un caso particolare. Qui l'uomo entra direttamente in grotta per godere della bellezza degli ambienti sotterranei. Una aspirazione che uno speleologo non puo' di certo condannare, dato che la curiosita' ed il desiderio di vedere luoghi nuovi sono due importanti spinte alla speleologia. Ma il turista medio non e' uno speleologo, non e' in grado o non gradisce attraversare le grotte strisciando, arrampicandosi, calandosi con le corde e portando la lampada ad acetilene sul caschetto. Il turista medio non ha nemmeno idea di cosa voglia dire muoversi in un ambiente differente dal marciapiede della propria citta' e chiede agli operatori turistici di estendere quel marciapiede all'interno delle grotte. Questo significa che una grotta, per essere visitabile dal pubblico, deve essere adattata turisticamente. In pratica devono essere costruiti dei percorsi comodi, su cui si possa camminare come su un marciapiede, i tratti stretti o bassi devono essere ampliati per non costringere i turisti a strisciare o a procedere carponi, deve essere installato un impianto di illuminazione per non costringere il turista a portarsi dietro la lampada speleo e realizzare spettacolari giochi di luce fra le concrezioni e le acque cristalline dei laghetti.
Il risultato finale e' che si offre al pubblico qualcosa di facilmente fruibile, di gratificante, spettacolare ed assolutamente non faticoso. Fin qui non vi sarebbe nulla di male, ma l'adattamento turistico di una cavita' ne impone la modificazione fisica, lo scavo di passaggi con l'impiego di esplosivi, il cambiamento della circolazione dell'aria, l'introduzione di sostanze naturalmente assenti da parte dei turisti, l'alterazione di temperatura ed umidita' dell'aria e la comparsa di un elemento estraneo all'ambiente sotterraneo: la luce. Alla fine una grotta non e' piu' la stessa, non puo' piu' essere la stessa, per quanto vengano prese misure per eseguire cambiamenti non troppo bruschi, si tratta di cambiamenti innaturali, repentini e violenti. Una grotta turistica puo' essere facilmente accessibile agli studiosi, ma non e' una grotta naturale e pertanto le osservazioni che in essa si possono compiere hanno un valore relativo.
Ancora una volta si scontrano la tutela dell'ambiente con l'economia locale di aree spesso depresse, dove le popolazioni locali possono trovare nella gestione turistica di una grotta una fonte di reddito che non ha molte alternative. Ancora una volta e' necessario un accordo fra coloro che hanno interesse nel difendere il patrimonio naturale di cui i fenomeni carsici fanno parte e coloro che desiderano sfruttare questo patrimonio. Le grotte turistiche hanno alcuni notevoli meriti, dal punto di vista dello speleologo, primo fra tutti quello di rappresentare uno strumento didattico unico per migliorare la conoscenza del pubblico sui fenomeni carsici sotterranei. Solo quando il pubblico conoscera' il mondo sotterraneo, come conosce quello di superficie, potra' essere sentita l'esigenza della sua tutela e l'attivita' esplorativa e di ricerca degli speleologi assumera' un valore comune. In questo caso la soluzione migliore appare quella di una collaborazione fra coloro che studiano le grotte (gli speleologi) e coloro che intendono sfruttarle dal punto di vista turistico. Se realizzato in modo opportuno l'adattamento turistico di una cavita' non ha un impatto grave sul resto del sistema che puo', in questo caso, essere posto sotto tutela. Lo speleologo fornisce alla gestione di una grotta una forte componente di "qualita'", mentre i gestori delle grotte turistiche possono garantire un contatto col pubblico che solitamente il mondo speleologico non ha. Una collaborazione in questo caso sembra essere una soluzione non solo intelligente, ma vantaggiosa per entrambe le parti.

Speleologia
Ed ora un po' di autocritica. Onestamente uno speleologo non puo' negare che frequentare le grotte, in qualunque modo lo si faccia, sia un modo per alterarne l'ambiente.
Gli speleologi sono i maggiori frequentatori delle grotte e non si fermano davanti alle difficolta' che normalmente costituiscono la difesa di una grotta contro l'uomo, anzi, spesso ci divertiamo nel superare proprio queste difficolta'. La presenza dell'uomo in una grotta non puo' che introdurre elementi estranei al suo assetto naturale. Lo speleologo e' un animale piuttosto impacciato, non fa che andare continuamente a sbattere dappertutto rompendo le concrezioni, intorbidando i laghetti, pintando pezzi di ferraglia nella roccia e seminando talvolta rifiuti.
Un buon speleologo riesce sempre a ridurre al minimo gli effetti del suo passaggio. Innazitutto non si deve andare in grotta come bufali ubriachi, evitando di rompere le delicate strutture che il concrezionamento ha creato in migliaia di anni. Non nego di avere qualche volta abbattuto a testate delle stalattiti e francamente non l'ho trovato divertente. Molti speleo criminali usano grotte come miniere di souvenir, ma si tratta di speleologi per modo di dire.
Spesso esigenze esplorative impongono di prosciugare i sifoni che si trovano all'interno di una grotta attiva, per permettere il passaggio anche ai non subacquei. Questa e' una pratica estremamente dannosa dal punto di vista ambientale, dato che il prosciugamento di un sifone distrugge temporaneamente una parte dell'habitat di moltissimi organismi stigobi. Analoga critica si puo' portare alla pratica di allargare i passaggi piu' stretti, solo che in questo caso le alterazioni sono a carico della circolazione dell'aria all'interno della grotta e non sono temporanee. Anche in questo caso devo ammettere che sono ricorso alcune volte all'uso della mazza da pietra per trarmi d'impaccio in passaggi un po' troppo stretti per le mie dimensioni. Nulla a che vedre comunque con i metri cubi di roccia fatti saltare in aria dall'escavazione di una galleria o durante i lavori di adattamento turistico di una cavita', qui parliamo di volumi di roccia pari a 1/100mo di metro cubo. In ogni cao e' meglio pensarci su due volte prima di scavare.
L'uso di chiodi per ancorare le corde, che vengono poi lasciati sul posto, dato che non si possono piu' svellere, non rappresenta in alcun modo una alterazione fisica significativa dell'ambiente. Puo' essere discutibile il fatto di lasciare oggetti umani in un ambiente che non ne prevede la presenza, ma si tratta comunque di qualcosa di molto piu' discreto delle attrezzature delle ferrate che si trovano su tutte le nostre montagne. Dal punto di vista tossicologico non vi sono evidenze che un po' di ferro piantato nella roccia sia un problema.
Il peggio che uno speleologo incivile puo' fare e' abbandonare rifiuti in grotta. Passi per le croste di formaggio o le briciole del pane, che faranno la gioia di coleotteri detritivori ed altri animaletti abituati a tirare la cinghia, ma lo speleologo puo' abbandonare le scorie della sua lampada ad acetilene e le pile dell'impianto di illuminazione elettrico portatile. Le scorie della lampada sono rappresentate da calce spenta frammista a frammenti di carburo di calcio che non hanno ancora reagito. La calce spenta reagisce con l'anidride carbonica e diventa, prima o dopo, carbonato di calcio (cioe' calcare), una sostanza che in una grotta non manca di certo. La calce spenta gettanta in acqua altera la sua acidita', cosa non molto favorevole alla vita degli organismi acquatici. I frammenti di carburo invece reagiscono con l'acqua e liberano acetilene producendo anche calore. Se le scorie vengono scaricate in acqua questa verra' riscaldata e gli organismi che si trovano in essa moriranno "bolliti". Tra l'altro e' piuttosto spiacevole vedere in grotta le chiazze bianco - grigiastre di calce spenta in mezzo ad una galleria caratterizzata da tutt'altro colore.
Ben piu' grave e' abbandonare le pile della lampada elettrica. Queste sono un vero e proprio concentrato di metalli pesanti, molto tossici, ed hanno la capacita' di inquinare volumi straordinariamente grandi d'acqua. Una sola pila, una piccola pila da 4,5 volt, rappresenta uno dei maggiori pericoli per le acque sotterranee che attraversano una grotta. Questo vale ovviamente anche per le pile che vengono gettate nei corsi d'acqua superficiali o abbandonate sul terreno. Il discorso e' sempre quello:prima o poi quell'acqua la berra' qualcuno, forse lo stesso che ha gettato via la pila.
Per gli speleologi l'imperativo e' uno solo: valutare attentamente ogni azione che possa modificare in qualche modo la grotta e riportare sempre a casa i rifiuti di qualunque natura.

Per commenti, insulti e maledizioni: il testo è di Giuseppe Moro

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