19 agosto 2008, Lavaredo (Dolomiti)

Le Tre Cime di Lavaredo sono uno dei simboli delle Dolomiti e delle Alpi in genere. Pur in un agosto iper affollato bisogna pagare pegno a questi giganti di pietra, anche se prima tocca pagare il pedaggio al comune di Auronzo.
La strada asfaltata che da Misurina porta ai piedi del versante Sud delle Tre Cime è probabilmente una delle peggiori indecenze mai realizzate dall'uomo sulle Alpi. Trasforma un angolo incantato dei monti in una specie di luna park di pessimo gusto, dove auto e corriere si ammassano al cospetto delle maestose crode. Questo ovviamente consente guadagni favolosi, sia al Comune di Auronzo, che a gestori e proprietari dei "rifugi" comodamente serviti dalla strada. Uso il termine rifugi fra virgolette perché credo che l'Auronzo (2320 m slm) non sia un rifugio alpino, ma piuttosto un brutto albergo mal fatto e piazzato nel posto sbagliato. Vedere quella strada ed il rifugio mi fa male al cuore.


Croda del Passaporto e Paterno
Comunque la strada ci permette di raggiungere rapidamente l'ampia promenade meridionale delle Tre Cime. Siamo in tre: Anna, suo padre ed io. Alla forcella Lavaredo (2454 m slm) tira vento, il sole si nasconde dietro le nubi e tocca mettersi la giacca per mangiare un panino. La vista è a dir poco mozzafiato, come sempre. Sono tredici anni che non vengo in questo posto. L'altra volta c'era più caldo, ma c'erano anche più gitanti. Guardiamo con interesse l'attacco di una ferrata verso la Croda del Passaporto, ma alla fine lasciamo perdere. Percorreremo la Grava Longia, l'enorme ghiaione che si estende sotto le vertiginosi pareti Nord delle Tre Cime: le grandi vele delle Dolomiti.
Appena imboccata una delle tracce che attraversano l'enorme ghiaione, la gente scompare. Ci si trova soli o quasi nell'immensità di questa distesa di pietre e grandi massi. Da lontano sembra un ghiaione qualunque, ma camminandoci sopra ci si rende conto che quei sassi non sono tutti piccoli, ci sono blocchi veramente grandi, precipitati dalle pareti che incombono. Quando si va alla base della parete Nord della Cima Grande di Lavaredo e si alzano gli occhi verso l'alto, sulla verticale non c'è il blu del cielo, ma la roccia. La parete è strapiombante. Una vera meraviglia della natura.


Frugando nel panorama
Il panorama verso le cime delle Sextener Dolomiten è splendido. Ci facciamo prendere dall'interesse per i fossili. Ovviamente non abbiamo portato nemmeno uno scalpello ... ci sono delle conchiglie simili a Megalodon veramente belle, che fanno capolino dai blocchi spaccati. Senza un'adeguata attrezzatura non si può cavare nulla di buono, ed in ogni caso raccogliere fossili è illegale. Non resta che ammirare il panorama e proseguire. Anche perché muoversi attraverso la Grava Longia richiede tempo. Sembra che le distanze non siano molto elevate, ma in verità è un effetto ingannevole della mancanza di punti di riferimento. Impieghiamo un bel po' a raggiungere la Forcella Col di Mezzo (2315 m slm), dove si crede di essere già tornati al mega parcheggio dell'Auronzo. La montagna invece inganna ancora una volta, perché ci vuole un traverso in quota un po' noioso per tornare a raggiungere l'orrore della "civiltà".

Vorrei tornare in questi luoghi presto, senza lasciare trascorrere altri tredici anni. Sopra tutto vorrei tornarci in autunno, quando le Dolomiti sono quasi deserte e tutto diventa più nitido, pulito. E' un programma che va considerato. Per chi avesse voglia di fare questo giro, che trovo preferibile rispetto a quello più lungo e classico con tappa al rifugio Locatelli, sappiate che non ci sono difficoltà oggettive, né dal punto di vista tecnico né da quello dell'orientamento, però è tassativamente d'obbligo avere dei veri scarponi ai piedi, perché il ghiaione della Grava Longia non perdona chi indossa scarpe basse.


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RIPARO NATURALE; MALGA; BIVACCO; RIFUGIO


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