17 agosto 2009, Tofane (Dolomiti)

Dopo il giro attorno alle Cinque Torri ci voleva qualche metro (di quota) in più. La seconda gita ferragostana di quest'anno ha avuto come teatro il versante orientale della Tofana de Meso, sopra la valle sospesa di Ra Vales.
Questo giro lo faccio solo col padre di Anna, che è ben felice di evitare ravanate e rimane a valle. La funivia porta dal Col Drusciè rapidamente alla stazione di Ra Vales, da cui proseguirebbe per la Tofana de Meso. Se la funivia fino a Ra Vales è brutta, ma comprensibile data la presenza delle piste da sci in quota, i cavi che salgono alla sommità della Tofana de Meso è una pura e semplice crudeltà verso la montagna, un inutile scempio paesaggistico, un'insulto alle Alpi. Ad ogni modo noi ci siamo fermati a Ra Vales.
La prima idea era quella di vagare un po' verso la Tofana de Inze, giusto per godere il panorama e dare un'occhiata ad una zona ricca di fossili di molluschi. Ma giunti a Ra Vales il cielo era così blu e la cresta Sud della Tofana de Meso così vicina che abbiamo cambiato itinerario, puntando a raggiungere proprio la cresta dove passa la ferrata che sale dal rifugio Pomedes e, passando per la Punta Anna, sale alla Tofana de Meso.


La conca di Ra Vales
La parte alta di Ra Vales è una distesa di rocce coperte di detriti candidi, dolomia che riflette la luce del Sole quasi quanto la neve. Un ambiente affascinante e lunare, rovinato dai piloni delle seggiovie, ma che conserva ancora gli originali caratteri tipici delle vallette alpine. I ghiaioni, sebbene addomesticati per farne buone piste da sci, sono una sorta di giardino essenziale, costellato di minuscole piantine i cui fiori coloratissimi stupiscono per il coraggio di vivere in un luogo così difficile. Sono piantine che conosco bene, ricordi degli ultimi anni di università, quando pur di andare in montagna e di occuparmi di ecologia mi ero avvicinato molto all'ecologia vegetale. Poi sono finito a lavorare in fondovalle e molti nomi di piante sono fuggiti dalla mente. Comunque rimango fortemente attratto da questa vegetazione eroica. La vista che si gode voltandosi è splendida. Il Pomagagnon viene ridimensionato, ci troviamo sopra quota 2500 m e la sua sommità è circa 400 m più in basso. Il Cristallo e la Croda Rossa d'Ampezzo si mostrano belli ed isolati. La catena formata dal Sorapiss e dalle Marmarole si infila a fianco dell'Antelao e più lontano fanno capolino i monti del grupppo di Bosconero, mentre la piramide del Duranno si staglia sull'orizzonte. Lentamente anche i monti della Val Aurina compaiono, bianchi di ghiacci. Riconosco le vette nella zona di Ries, l'Hochgall. Più lontano si fa vedere massiccio e bianco il Grossglockner.


Sui ghiaioni
sotto la Tofana di Mezzo
La salita lungo le ghiaie è piuttosto faticosa. Manca un percorso definito, il sentiero è lontano sulla sinistra. Veniamo sorpassati da una coppia che sale al Bus de la Tofana, la finestra nella cresta che guarda verso Rozes. Noi abbiamo un itinerario studiato da valle, sbinocolando la montagna, che dovrebbe portarci comodamente alla cresta nei pressi della scaletta artificiale che si vede chiaramente da Cortina. Bisogna salire fino all'inizio di una grande cengia ghiaiosa che taglia la cresta in leggera salita verso sinistra. Quando ci arriviamo scopriamo che la ghiaia è fine e camminare diventa ancora più faticoso. Ci spostiamo a ridosso delle rocce, dove il terreno è più compatto, a tratti saliamo sulle roccette coperte di detriti, per trovare un punto più stabile dove posare i piedi. La dolomia non è per nulla friabile, ma dovunque c'è una leggera copertura di detrito, che richiede attenzione. Arrivati ad un terzo del cengione la situazione è sconfortante: si fatica e sembra molto più lungo del previsto. Traverso un po' fino al margine inferiore della cengia, dove si stacca una crestina secondaria e ... nella cengia sutito sotto una fascia di rocce c'è un sentiero largo come mezza carreggiata stradale! La cengia inferiore è molto più stretta, ma evidentemente più comoda.


Versante E delle Tofane
A questo punto ci fermiamo a mangiare e ragionare un po' sul percorso. Dopo avere buttato giù un paio di rosette imbottite di speck e salame ungherese mi accorgo che c'è un canalino che permette di scendere senza difficoltà alla cengia inferiore, quindi al sentiero, che poi potremmo seguire fino alla cresta. Probabilmente a nessuno dei due va di mollare l'itinerario per cambiare strada, ma è evidente che con meno fatica arriveremmo sulla stessa cresta. Scendiamo quindi e risaliamo fino a dove il percorso della Punta Anna si alza per gradoni dolomitici verso la spalla articolata che prelude alla sommità della Tofana de Meso.
Panorama splendido sull'intera valle del Boite e su buona parte delle Dolomiti meridionali. La Marmolada si nasconde dietro un angolo, ma quando cerco di raggiungerlo mi accorgo che di "angoli" ce ne sono un bel po' in fila e che dovrei alzarmi almeno di altri duecento metri sulle rocce per avere vista libera verso Sud. Vista la discesa che ci aspetta, giriamo i tacchi.
Pausa al rifugio/bar/ristorante presso la stazione della funivia con foto quasi aeree di Cortina. Poi, dopo un'opportuna bevuta di acqua e bevande zuccherate assortite, via verso la Forcella di Ra Vales, da dove passa la pista da sci più famigerata del massiccio. Ad un certo punto ci troviamo su uno splendido tavolato inclinato di dolomia solcata da fratture leggermente allargate dall'acqua. Inizio a fare elucubrazioni fra me e me sui fenomeni dolomito-carsici, come mi pare sia opportuno chiamare questa forma di pseudo-carsismo in dolomia. Sotto il margine di Ra Vales si trova una fascia di pareti, interrotta solo dal ghiaione che seguiremo, e su quelle pareti occhieggiano buchi di tutte le dimensioni, che ho guardato spesso al binocolo. Probabilmente ci sarà un piccolo sistema di cavità, ma non conosco abbastanza la dolomia per fare ipotesi, di certo l'acqua di fusione della neve scompare nel nulla, inghiottita dalle fratture. La cosa si fa più interessante quando, appena iniziata la durissima discesa dalla forcella, mi accorgo che a sinistra c'è una piccola conca chiusa con fratture molto larghe, di cui un paio sembrano formare delle voragini. La conca è chiusa da un margine leggermente rialzato verso valle e sembra bersi tutta l'acqua che la primavera concede. Proprio sotto si trovano alcuni degli evidenti ingressi che ho individuato da valle. Inizio a fantasticare su una improbabile spedizione speleo-dolomitica, concludendo che dovrei chiedere informazioni ai gruppi speleo che lavorano in zona.
La discesa diventa rapidamente faticosissima, noiosa ed un po' tragica. Quando arriviamo alla fine delle ghiaie ci pare finita, ma non è così. Per arrivare alla mia auto mancano ancora 200 metri di dislivello nel bosco. In totale da discesa è stata di un migliaio di metri, direi abbastanza per fare tremare un po' le gambe poco allenate. Il panorama dalla terrazza a Ra Vales è stupendo, se non avete la mia antipatia verso le funivie consiglio una gita fino lì, partendo dal Col Drusciè l'andata costa solo 7 Euro (suggerisco il ritorno in funivia, il sentiero è veramente molto faticoso in discesa!).


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