La pista per il Rifugio Flaiban Pacherini
Il comodo sentiero che sale al rifugio è stato massacrato per creare una sorta di stretta pista, utile per salire con un quad, ma veramente brutta da vedere. Ne traggono giovamento più che altro i coraggiosi che si spingono lassù in mountain bike. A me viene mal di fegato solo guardandoli mentre spingono sui pedali. Usciti dal bosco si entra nel mondo dei ghiaioni e tutto sommato qui la pista allargata ha un impatto visivo notevole, ma so bene che senza manutenzione verrebbe "rinaturalizzata" nel giro di un anno o due. Certo fa impressione che in un parco (Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane) si realizzi una nuova pista, per quanto stretta e sterrata. E' il modello dominante della "valorizzazione della montagna", che prevede sempre e solo di costruire. Sarebbe molto più intelligente e corretto valorizzare dando a chi visita la montagna la possibilità di comprendere ed apprezzare la sua realtà, invece di portare in montagna un modello di città. Ad ogni modo, se la pista rimarrà piccola e non diverrà una vera strada, non è una tragedia e si può accettare.
Il Rifugio Flaiban Pacherini
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Arriviamo al rifugio insieme ad un certo numero di escursionisti. Questi all'Architetto vanno più a genio, perché si sono sciroppati un'ora e mezza di camminata su 700 metri di dislivello. Saluto al volo Claudio e decido di proseguire verso il Passo di Suola, dove non sono mai stato prima. Sull'erta erbosa che sovrasta il rifugio Flaiban Pacherini avvisto un paio di femmine di stambecco con dei piccoli. Gli altri escursionisti sono estasiati. Una signora, non avendo altro da offrire agli animali, lancia loro una banana, che probabilmente farà la gioia dei gracchi. Ecco un'altra cosa che non riesco a concepire: l'antropocentrismo che porta a trattare qualunque animale come fosse domestico. Lo stambecco sta benissimo così, con molti ettari d'erba da mangiare a disposizione, e non aspetta di certo la banana della signora. Il discorso ovviamente non vale per i gracchi, che sono gli spazzini più opportunisti sopra quota 1000.
Quando il sentiero inizia ad appoggiare l'Architetto incredibilmente dà segni di cedimento. Mi chiede insistentemente quanto voglio proseguire. Fin dove voglio arrivare. Incredibile! Usando le subdole tecniche che lui ha sempre adottato con me nel corso della mia infanzia, lo trascino fino al Passo di Suola, quota 1994. Sono 1100 metri di dislivello e lui in fondo compirà 73 anni fra due mesi, non male direi.
Mentre io me ne sto a sbinocolare nella speranza di vedere altri stambecchi, l'Architetto riparte verso il rifugio. Fa freddino al passo, le nubi coprono quasi tutte le cime. Peccato, mi sentirei le gambe per salire sul Pramaggiore, mancherebbero circa 500 metri, troppi per arrivare su una cima immersa nelle nubi e non vedere nulla. Riprendo la strada verso valle anch'io.
Al rifugio Flaiban Pacherini l'attività di ristorazione ferve ancora. Non è giornata per distrarre il gestore, ho sbagliato completamente i conti. Riparto quindi verso Forni, promettendo a Claudio di tornare in un periodo più tranquillo (promessa non mantenuta).
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