30 settembre 2007, Bordaglia - Sissanis (Alpi Carniche)
La prima neve aveva lambito le cime delle Alpi Orientali all'inizio di settembre, ma non era ancora quella giusta. Una seconda nevicata è caduta a fine mese. Ad ogni modo credevo di non trovarne più dopo le dieci di mattina, la terra è calda ed il Sole riesce ancora a scaricare una quantità enorme di energia sui monti. Alla fine riusciamo a riprendere la strada ed in lontananza, fra gli abeti rossi, i monti di Volaja mostrano i loro candidi versanti meridionali. C'è più neve del previsto, ma tanto andrà via prima che noi arriviamo in quota, di sicuro, non c'è problema se non abbiamo le ghette. Ci mancherebbe, e poi due rudi come noi ...
Una breve sosta di fronte alla casera della malga (q. 1565), sistemata veramente come un piccolo gioiello, riprendiamo il cammino verso la stazione successiva, la malga superiore. Il fondo è primaverile, chiazze di neve in fusione e molta acqua che ruscella lungo il sentiero. Il tutto è un po' fangoso e scomodo, ma la temperatura è piacevole, il sole caldo, il panorama di grande soddisfazione. Superiamo un abbeveratoio marcato 1915, su cui è stato posto a decorazione un elmetto italiano del modello usato durante la I Guerra Mondiale. Poi è la volta del cjampit di Bordaglia di Sopra.
Siamo in cinque alla malga. Mi fermo un attimo a parlare con un altro escursionista, commentando la confusione che stanno facendo i cervi in amore. E' la prima volta che sento il bramito in modo così chiaro. E' spaventoso ed esaltante nello stesso tempo. La potenza del richiamo del cervo maschio scuote le montagne, esce dalle distese di larici ed abeti per rimbalzare sui pendii e diffondersi nella valle. Mi guardo attorno e tutto sembra perfetto, ideale, naturale. So bene che l'uomo ha fatto molto per modificare il paesaggio alpino, ma in quei momenti potevo percepire la eco di un mondo scomparso. Seduto di fronte all'igresso della cjasere di Bordaglia di Sopra (q. 1823) ingoio un panino, guardando oltre il tetto di una logje le cime delle Dolomiti Pesarine o Sappadine.
Appena arriviamo alla zona di conche a NW di Quota Pascoli è un delirio. La Creta di Bordaglia (q. 2169) si staglia contro il cielo terso, blu scuro, in contrasto con la distesa candida della neve e più in basso, in una conca, un laghetto di cui ignoravo l'esistenza. Le carte non lo riportano. Mi chiedo se non sia semplicemente temporaneo. L'Arch dice di no, che lo ha visto ogni volta che è venuto quassù. Perderei le ore a fotografare ciò che vedo, ma se è difficile riprodurre certi paesaggi per un professionista, diventa impossibile farlo per un mediocre dilettante.
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Giunti a Sella Sissanis (q. 1987) alla bellezza si aggiunge nuova bellezza. C'è un po' di affollamento, è vero, ma non dà alcun fastidio. Scarico foto su foto e raggiungo l'Arch che scalpita per iniziare la discesa verso Sissanis. Il pendio è innevato bene e carico anche verso l'alto ma nella nostra testa non esiste pericolo di valanghe. Pericolo che invece è reale! Dopo un po' sento l'Arch bestemmiare. A terra, sulla pista, c'è una bottiglietta di acqua minerale vuota. Bella posata sulla pista, sembra lì da una decina di minuti, non è immersa nella neve. I candidati al titolo di grandissimo demente sono otto. La voglia di risalire alla sella e ficcargli la bottieglietta dove dico io è tanta, ma mi limito a raccoglierla, accartocciarla ed infilarla in tasca. Operazione troppo complicata per un minorato mentale. Per farmi sbollire l'arrabbiatura mi servono una decina di minuti ed una simpatica sorgente che crea un'oasi nella colte nevosa.
La discesa verso Sissanis è rilassante. Disquisiamo dei pascoli e delle malghe della valle di Fleons. Mi pare proprio che i pendii sotto cui camminiamo siano, oltre che carichi di neve non ancorata al fondo, ideali per il pascolo delle pecore. L'Arch mi fa notare che comunque l'allevamento ovino è stato abbandonato almeno 300 anni fa. Lo studioso di malghe è lui. Iniziamo una dotta disquisizione sulla differenza degli alpeggi nelle diverse zone ex patriarcali, dal Canal del Ferro fino alla conca di Anpezo. Tale padre, tale figlio, due antropologi inutili in gita. Mentre riprendo a camminare, perchè quell'accidente non si ferma mai, penso a quanto sia interessante documentare e ricordare, raccontare ciò che è stata la nostra montagna, ma nello stesso tempo è sbagliato rimpiangere o peggio ancora inseguire quel passato. Detesto e disprezzo coloro che negano le origini, coloro che rifiutano di discendere dagli uomini che hanno portato quassù le bestie per secoli e dalle donne che hanno falciato i prati verso valle. Bisogna raccontare queste cose, mentre cerchiamo in paesi lontani paesaggi naturali ed umani che ci allontanino dalla civiltà urbana dei consumi.
La malga è in condizioni migliori rispetto alla stazione a monte. Accessibile attraverso una strada forestale ripida, ma transitabile, è più adatta agli usi moderni. Probabilmente ci tengono assieme ai cavalli qualche bestia giovane. Ci fermiamo a mangiare ancora qualcosa, mentre un cervo bramisce poco distante (relativamente). Ci immergiamo nel fitto bosco di abeti e seguiamo la strada verso la stretta di Fleons. I cervi fanno sempre più confusione. Un boato enorme fa tremare l'aria. L'Arch nemmeno lo sente. E' una valanga, bella secca e potente, ricorda le slavine del Mont Blanc. Siamo nel bosco e non mi preoccupo, ma ripenso ai pendii sotto cui siamo passati. Sono le 15, ovvero le 14 solari, l'ora più calda, e la neve che si è posata semplicemente sulla lunga erba autunnale scivola verso valle. In breve la così detta civiltà ci accoglie. Il cemento della sorgente di Fleons, da cui viene presa la ottima acqua oligominerale carnica (quella che veramente non sa cosa siano i sali!), poi la strada trasformata in cantiere. Stanno cementando il fondo. A me pare un'idiozia, comunque sono noto per essere un retrogrado nemico del progresso. Attraverso il bosco raggiungiamo nuovamente la cava e quindi l'auto, poi via verso la pianura con gli occhi ancora pieni di sole. Visualizza Bordaglia - Sissanis in una mappa di dimensioni maggiori RIPARO NATURALE; MALGA; BIVACCO; RIFUGIO Indice montagna Indice Alpi Carniche |