13 luglio 2007, Monte Cergnala (Alpi Giulie)

Beh, non siamo arrivati proprio in cima. Questa é l'ennesima cronaca di una gita delle mie, di quelle dove la sofferenza diventa un'esperienza mistica e porta ad insegnamenti che, ogni volta, dimentico per ripartire commettendo gli stessi errori.

L'idea di andare sul Cergnala era una delle tante. L'ho contemplato per ore e giorni, dalla Sella Robon o dal Col Lopic, mentre cercavo grotte, o poco prima di entrarci. Il Cergnala per gli speleologi dell'area orientale del Canin é Il Cergnala, il Dio delle Tempeste e di altre amenità. Lo vedi bene dalla pianura, con la sua piramidozza tronca dagli strati orizzontali così marcati da essere facili da distinguere persino da Udine.
Il percorso sulla carta doveva essere breve e facile. Partenza dal rifugio Gilberti, dislivello totale appena 500 metri. Più che altro strada da fare in traversata, ma é pur sempre meno che andare fino al bivacco Modonutti Savoia, percorso che ho fatto non so quante volte, anche carico come un mulo, al massimo in un paio d'ore. I conti tornavano perfettamente. Comunque, dato che per andare sul Cergnala non esiste un sentiero vero e proprio e non c'é nemmeno la classica ferrata rompiscatole, ho portato con me la cara vecchia sacra Bibbia delle Alpi Giulie, la guida del Buscaini.


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Abbiamo preso la funivia, concordi Alb ed io sul fatto che salire a piedi fino al Gilberti é diventato una palla mostruosa da quando si é obbligati a farlo lungo gli scassi delle piste da sci. Ci sarebbe la mulattiera del Poviz, finché le piste la lasciano (per poco pare), ma significa aumentare il dislivello da 500 a 1200 metri. Meglio la funivia, specie per la discesa.
La giornata é splendida. Dopo un giretto per il cantiere dei nuovi impianti sciistici (da vomitare), puntiamo su Sella Prevala. Risaliamo la grande conca fino alla sella, sulle ghiaie ben tracciate, mentre un tizio si diverte ad andare su e giù per un nevaio con gli sci da escursionismo. Non siamo gli unici strani.
Alla sella piccola pausa e chiacchierata con tre ragazzi che stanno andando sul Prestreljenik, o meglio sul Forato. Noi giriamo verso la selletta che si trova a Nord del Golovec, fra gli edifici della I Guerra Mondiale. La vista é molto bella. Svoltato l'angolo vediamo il Medon e poi il traverso sotto le pareti del Lopa e fino alla Forca Sopra Poviz. Tutto per ghiaie e nevai. Non é che ci sia un percorso segnato, ma ci sono un sacco di tracce, per lo più fatte da speleologi. E' una zona importante, siamo al confine del Blocco Sud del Canin, quello che contiene i grandi abissi del sistema del Veliko Sbrego, Ceki 2 ed altri mostri da mille e passa metri di profondità.


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La traversata passa, anche se é lunga. C'è una strana pesantezza che mi prende alle gambe ed il fiato che proprio non esiste. Una faticaccia boia. Strano, proprio strano. Arriviamo alla fine all'intaglio ad Est del Lopa, affacciandoci sulla valle dell'Isonzo. Laggiù il fiume scorrazza sul suo nastro di ghiaie bianche.
Per raggiungere la Forca Sopra Poviz decidiamo di adottare una logica alpinistica. Andiamo un po' come ci pare insomma. Le tracce sono confuse, qualche ometto qua e là. Alla fine ci troviamo sulla crestina che divide l'intaglio E del Lopa dalla Forca. Simpatico, roccia a cubetti. Ma non si va avanti molto, tocca calare sul versante N. Nel farlo passo letteralmente sopra un buco che appare in via di disostruzione. Speleologi che cercano la via alta verso l'Isonzo.
Arriviamo alla Forca Sopra Poviz fiduciosi e baldanzosi, dopo avere trovato il modo per affrontare qualche passaggio di II grado non necessario a pochi metri da una traccia comoda sulle ghiaie.
Il Buscaini dice di salire direttamente e comodamente sulla cresta Ovest del Cergnala, che risulterà essere pianeggiante, ampia ed erbosa. Fatto sta che dalla Forca per arrivare in cresta direttamente c'é un gran pezzo di paretina. Tracce ed ometti portano sul versante N. Noi ci andiamo. Una lunga cengia, comoda ed in parte erbosa, porta alla cresta. Non sembra molto ampia, a tratti per lo meno, ma c'é sicuramente erba. La vista é splendida e finalmente si vedono la sommità del Cergnala e altre cime delle Giulie dietro.


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La cresta ad un certo punto é interrotta dal classico intaglio guastafeste. La guida dice di scendere ripidamente verso Sud e quindi risalire per un diedrino friabile. Due sloveni davanti a noi si fermano e tornano indietro. Tre italiani proseguono. Io mi affaccio sul ripido erboso Sud e mi prende una certa preoccupazione. Le gambe non sono risultate molto salde nell'ultima oretta di cammino. Fa un caldo boia, ho sudato metà del contenuto acqueo del mio corpo, sono stanchissimo e sta cosa mi fa paura, lo confesso.
Ci penso su un po', poi ammetto che non me la sento. Difficoltà ridicola, poco ma sicuro, ne abbiamo fatte di ben peggiori. Alb mi fa notare che non é più pericoloso di molte altre cose già affrontate. Ma le mie gambe fuori allenamento, talmente sgonfiate di muscoli da fare ballare il collo degli scarponi come fossero ciabatte, non mi danno sicurezza.
Senza troppi patemi ci fermiamo, mangiamo qualcosa, prendiamo il sole. Poi prendiamo la via del ritorno.


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Giusto per fare qualcosa di diverso pensiamo di calare dalla Forca Sopra Poviz giù fino alla mulattiera militare del Col Lopic, attraversando un mondo lunare di rocce, voragini, detriti e karren. E' il mio piccolo mondo, non c'é sentiero, non ci sono molti punti di riferimento, si va e basta. Può richiedere anche un paio d'ore se hai la sfortuna di beccare tante voragini di traverso. Improvvisamente cambio marcia, come succede quando sono sul terreno di "casa". Inizio a saltellare per le rocce allegramente, mentre Alb si chiede chi cavolo é quello a cui le gambe non reggevano più.
Arriviamo sulla mulattiera che sono passate le 15. L'ultima funivia é un imperativo, ma sono tranquillo, siamo appena sopra il Col Lopic, é un attimo arrivare al Gilberti.
Sarebbe un attimo se fossi allenato come ero quando venivo qua per grotte ... la strada sembra allungarsi come un elastico. Il maledetto bombolone del gas dei cannoni antivalanga, che segna il confine fra il mondo selvaggio e le piste da sci, non arriva mai. Riesco a storgermi un paio di volte la caviglia e fatico, fatico.
Alla fine siamo alla funivia in perfetto orario. Contemplando il panorama mi rendo conto che abbiamo camminato molto e ripensando bene a tutto mi accorgo che non ho mangiato quasi nulla. Il che spiega la stanchezza. Ma le sorprese non finiscono, la mattina del giorno dopo mal di gola. Forse non ero in forma. Comunque, il Cergnala non scappa.


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